lunedì 19 dicembre 2011

Il destino nel lunedì mattina




Il lunedì sono di pessimo umore. 
Probabilmente la colpa è del fine settimana, che mi illude ci possa essere una vita diversa di quella che si ottiene stando chiusi per otto ore al giorno in un ufficio grigio, monotono, con il ronzio dell’impianto di condizionamento (quando funziona), davanti a un insulso schermo che flippa gli occhi ad inserire altrettanto insulsi dati in un archivio, o controllare e confrontare noiose liste di quantità che gente altrettanto annoiata ha inserito.
E il tutto fino a XXXtanta anni, quando finalmente saremo liberi di, uh, coltivare i nostri acciacchi da ultrasettantenni standocene chiusi in casa con il ronzio di una protesi acustica, davanti a un insulso televisore a vedere altrettanti insulsi programmi televisivi in noiosa alta definizione.

Vabbé. Mi dicono che questa sia la vita.
"La vita reale".
Che l’uomo funzioni bene se vive nella sofferenza.
 La possibile verità di questa affermazione, che mi pare un po’ masochista, spiegherebbe il successo di alcune massime al riguardo, come:

Soffrire e piangere significa vivere.” [Dostoevskij], 
L'uomo è nato libero, ma dovunque è in catene. [Rousseau],  
L’uomo è nato per soffrire, e se non soffre, soffre.” [M.Marchesi],
E' più facile per l'immaginazione comporsi un inferno con il dolore che un paradiso con il piacere [A.De Rivarol],

...o la popolarità del mantra di “gloriosa sofferenza” di alcune religioni, col loro pantheon di santi volenterosi e desiderosi di aiutare l’umanità ma rigorosamente incompresi, addolorati, mutilati, suppliziati, squartati, arsi vivi, crocifissi, torturati, impalati, affettati, massacrati, in sostanza abbastanza sfigatelli nella vita terrena (e per loro scelta, pare) che ha preso piede nel nostro sistema di valori.



domenica 27 novembre 2011

Apprendisti stregoni

"Nei momenti di debolezza, quando ci sentiamo incapaci di affrontare gli ostacoli che si presentano, dobbiamo ripeterci le parole magiche: volere è potere.
Però, oltre a ripeterci questo mantra meraviglioso, è importante capire in profondità cosa vuol dire. “Volere è potere” significa che, se vogliamo realmente qualcosa, possiamo ottenerlo! Il fatto stesso che il nostro subconscio – che è molto più saggio di quanto supponiamo – ci permetta di volere qualcosa vuol dire, inequivocabilmente, che siamo in grado di ottenerlo.
D’altra parte, affinché il nostro “volere” sia realmente “potere” o, detto in altro modo, affinché il nostro “volere” si converta in un “potere” effettivo e reale, dobbiamo saper volere. Saper volere è il grande segreto di questa vita. L’importante è che tu orienti il tuo cuore e la tua fiducia verso questa Forza. Essa non ti deluderà. La vita è magia, ma non ce ne rendiamo conto."



Girando su Internet alla rigorosa ricerca di qualcos'altro (che poi diventa qualcos'altro ancora, e via così, di divagazione in divagazione, finché ad un certo punto mi fermo confuso e mi domando "ma che diamine stavo cercando??" Mah.)  mi sono a un certo punto imbattuto in queste parole, intrise della più sconclusionata saggezza esoterica new-age, costringendomi a frenare la mia ricerca del qualcosa che stavo cercando, qualunque cosa fosse, e provvedendo a raccogliere i frutti che queste parole fanno germogliare.
Lo chiamano "Il potere della mente positiva".
Per sicurezza le ho anche rilette due volte.  Perchè sono parole sulle quali riflettere.
L'adepto serio della new-age farà dunque tesoro di queste parole,  perchè in esse vi è custodito uno dei segreti che rimpolpano le fila dei fedeli delle più disparate sette parareligiose.
Il nostro sapiente guru ci insegna dunque che, nel caso avessimo un momento in cui ci sentiamo incapaci, inutili, impotenti, e dubitassimo di riuscire a risolvere un dilemma, la strategia vincente è quella di rifugiarci in un delirante quanto appetibile sistema di "pensiero magico", nel quale volere è potere, la forza della mente piega il corso degli eventi naturali, Babbo Natale porta i doni ai bambini buoni e tutto è bene ciò che finisce bene, come ripeteva Shakespeare all'inizio del 1600 e il Grande Puffo alla fine di ogni zuccherosa puntata della sua serie.





venerdì 4 novembre 2011

Confessioni di una mente dissociata. Pardon, che dissocia.

Ho tre ospiti che non mi mollano un attimo, mi seguono ovunque, e per quanto io cerchi di allontanarli vogliono stare sempre con me. Inutile dire che la loro presenza costante mi è fonte di altrettanto costanti seccature, specie perché di andarsene non sembrano avere la minima idea. Ogni tanto li allontano, ma dopo pochi giorni ritornano. A causa loro sono stato costretto a troncare i miei rapporti col mio primo grande amore, salutandolo in lacrime ma con la promessa di rivederci un giorno, per poi chiudergli con determinazione la porta in faccia. La porta del freezer. D’altra parte quella tra me e il pane (specie quello unto e ipersalato) è stata una lunga storia piena di pathos, di sentimenti veri, di attimi di fugace e intensa felicità. 
Ma i carboidrati sono diventati off-limits. Almeno per un mesetto. Forse due. Un giorno, però, staremo di nuovo insieme, gliel’ho promesso.  Magari per qualche fugace incontro notturno. Tanto c’è il microonde, in tre minuti di cottura combinata si può consumare una scappatella dietetica, occhio non vede cuore non duole.
Occhio e cuore no, ma bilancia , sfortunatamente. E i tre chili ospiti indesiderati, quella li vede benissimo.

mercoledì 2 novembre 2011

Sparizioni

Il mio errore, immagino, è sempre quello di voler strafare.
Sentendomi in dovere di scrivere post esaurienti (e corredati da immagini più o meno edificanti), finisco per impegnare ore e ore nella stesura di disquisizioni di inaudita lunghezza, che oltre che inauditi restano anche invisi -nel senso che praticamente nessuno li legge per intero, tranne pochi eroici indomabili aficionados-.
Oltre al fatto che non sempre dispongo di ore e ore libere; risultato: inizio le cose e poi non le finisco.
Quindi, per rimettermi in carreggiata, il post di oggi finisce qui.
Punto.


sabato 17 settembre 2011

Mens sana in corpore sano


Allora.
Secondo il mio programma, considerando la lista chilometrica di cose da fare, avevo deciso di non perdere neanche un minuto sul PC fino almeno alla prossima settimana, ma il minestrone si sta cucinando e ci vorranno almeno altri venti minuti.
Minestrone in estate?, uno potrebbe chiedersi.  
Oltre alla disquisizione sulle stagioni del post precedente, e il fatto che oggi fa un caldo che sembra agosto, il punto è che non avevo la minima voglia di fare la spesa, così ho aperto il freezer per vedere cosa c'era, e ho trovato una dozzina circa di pacchi di "minestrone d'emergenza" (per quando non ho voglia di fare la spesa) che intasavano tutti i cassetti.

Avere qualcosa di pronto e sano, come i minestroni d'emergenza è comodo; il problema è che poi mi dimentico di quanti sono, e nel fare la spesa finisce spesso che prendo un altro minestrone d'emergenza, non si sa mai.
Ma mica tutti uguali, eh! Ne ho di quelli Coop, quelli Billa, quelli di strane sottomarche, quelli Findus... in definitiva, il mio freezer è talmente stipato di minestroni d'emergenza, che se uno porta una vaschetta di gelato bisogna prima scongelare un minestrone e mangiarselo, per trovare un po' di spazio.
L'unico problema è che il minestrone è, per definizione, un po' caldino. Per cui il menu di oggi é: aria condizionata, minestrone e couscous.

giovedì 1 settembre 2011

(Eh, Signora mia) Non Ci Sono Più Le Stagioni Di Una Volta



 E finalmente, dopo l'afa mortale dei giorni scorsi, oggi pioviggina e fa freschetto, giusto in tempo per il primo giorno d'autunno!!!Che uno a questo punto dice: vabbé che non ci sono più le stagioni di una volta, ma calmino che siamo ancora in estate, le spiagge sono aperte, le ferie estive sono appena finite, girano ancora le Summer Card e quindi informati: l'autunno arriva il 21 settembre. O il 22. Non ricordo mai con precisione.
Sì, TEORICAMENTE è vero. Anche il calendario mi propone questa versione. Ma questo, logicamente, non basta minimamente a convincermi.

Il punto è che io faccio gli anni a dicembre, che sarà anche un bel mese perchè c'è il Natale, ci sono le luci colorate, i mercatini di cose kitsch, si fanno i regali, c'è il ponte dell'8 dicembre, ci sono le ferie... sì bello, ma fa anche un freddo becco. E poi ti ritrovi il 20 dicembre, con la sciarpona di lana, il cappello calato sugli occhi, tutto infagottato nel piumino a spalmarti la crema norvegese sulle mani screpolate tipo deserto di fango, e a cominciare a pensare dove festeggiare l'anno nuovo, e dici "Ah guarda, sta proprio finendo l'autunno"?
Ma autunno col cavolo, siamo evidentemente in pieno inverno!

Stesso ragionamento per giugno: sei in spiaggia a metà mese, le scuole sono finite, fa caldo, fai il bagno, giri in braghe corte da un mese e saresti ancora in primavera? Ma no. Siamo in estate. Maggio sarà ancora un mese da primavera, giugno è evidentemente estate.
Se poi hanno deciso di fare le stagioni tutte uguali, rigide, e non elastiche, è un altro problema. Ma mettiamo di volerle per forza fare tutte di 3 mesi esatti, sennò ognuno poi fa come gli pare e il Signora Mia Non Ci Sono Più Le Stagioni Di Una Volta diventa l'argomento principe di ogni conversazione.

Io non sooo parlaaar d'amoreee (...eoraaa sta'sittooo...)




"Io non so parlar d'amore" cantava Celentano nel 1999, e se lo dice lui mi fido; vorrei solo aggiungere che, probabilmente, non è l'unico.
La sega mentale di oggi disquisisce sulle canzoni d'amore. O roba del genere. Andremo un po’ sul melodrammatico quindi.. vi avverto in anticipo.

maneggiare con cautela, contiene messaggi subliminali di stampo masochista

Le canzoni d’amore sono perfette per generare seghe mentali. Anzi, probabilmente sono fatte apposta. Dove c’è una canzone d’amore, c’è quasi sempre una sega mentale applicata.
La situazione-tipo è quella del (la) cantante, normalmente angosciata e insonne che fa “chilometri nel letto” (Giorno Nero, di Simona d’Alessio) ad arrovellarsi se il suo amato la pensa, la sogna, la tradisce. Di solito sì. A quale delle tre possibilità sta a voi, in quanto ascoltatori, deciderlo.
Stavo ascoltando prima "Piccolo uomo" di Mia Martini cantata da Nathalie; molto bella come canzone e ottima interpretazione, ma ascoltando con più attenzione il testo mi sono scoperto vagamente perplesso.
La si può catalogare sicuramente come una canzone d'amore, ma c'è qualcosa che mi stride tra quello che la cantante afferma e il concetto di "amore". O perlomeno, visto che ognuno ha il suo concetto, un concetto di “amore”.


Che giorno triste questo mio
Se oggi tu ti liberi di me
Di me che sono tanto fragile
E senza te mi perdero’
Piccolo uomo non mandarmi via
Io piccola donna morirei

lunedì 29 agosto 2011

Snack al bacon e altre mortali insidie

Ti martellano mediaticamente tutto il tempo con immagini di atletiche superfighe in costume, di uomini perfettamente sbarbati col fisico statuario, normalmente impegnate a saltellare inenggiando a cereali al riso che sanno di cartone (lei) o a guidare su strade desertiche una potente vettura lucente o sfoggiare la tartaruga addominale sotto un faretto ostentando pose macho '80 (lui).

Pubblicità falsa e tendenziosa, visto che la quantità prevista per indossare il malefico vestitino
e "tornare in forma in 2 settimane" è tipo 30 gr/giorno: praticamente tre cucchiai rasi,
 al di sotto della soglia di denutrizione africana


Il sogno del maschio ideale (ovvero: i 3 articoli ripetuti con minime varianti in OGNI numero):
addominali scolpiti in 12 minuti; più sesso intortando la partner con giochetti psicologici
testati probabilmente sulle quattordicenni; più stile (da tamarro, direi), e meno stress.
Che tanto se fai sesso come un riccio e vai in giro con l'addominale unto, dev'essere la tesi dei
redattori, che cavolo di stress puoi mai avere?


Promesse di realizzare desideri che, pubblicate così ossessivamente, secondo me dimostrano più che altro che i pubblicitari si rivolgono ad un pubblico che stimano grasso, flaccido, frigido, sciatto e stressato.
Quindi: ti mettono in testa che se sei un maschio devi perlomeno avere un fisico da boscaiolo (saltuariamente cosparso d'extravergine d'oliva, se possibile), il capello ribelle, lo sguardo da duro/sexy e i bicipiti da lottatore anche se passi 10 ore al giorno sulla sedia girevole dell'ufficio e il resto nell'ingorgo in tangenziale.
Se sei una donna invece è chiaro che non puoi uscire di casa tranquilla se non pesi al massimo 50 chili (di cui almeno 20-25 di tette), non prendi ogni fine settimana per i fondelli gli ospiti usando la pizza pronta e spacciandola per il frutto del tuo orto biologico in terrazza, e per strada non scuoti sorridente ogni tanto la chioma lucente e senza doppie punte suscitando mormorii di ammirazione tra la folla.
Va bene. 
Ma poi mi spieghino perché, quando te ne vai al distributore di snack dell'ufficio sotto i morsi della fame delle 11:30, trovi solo stramaledettissimi sacchettini che ti guardano da dietro il vetro con i loro occhietti malvagi e ti dicono "prendimi, prendimi" quando sai benissimo che anche la merendina più minuscola e apparentemente innocua ha minimo 200-250 kcal, zuccheri in quantità esorbitante, grassi idrogenati (qualunque cosa siano) alle stelle.

domenica 28 agosto 2011

La torta di carote, alla faccia di Clementina

Mi si fa notare che, parlando di torte di carote, il Piccolo Mugnaio Bianco (questo tizio qui sotto) e la sua gang della Mulino Bianco, capeggiati dalla crudele Clementina, detengono la patria potestà di ogni ricetta.




Una delle tristissime imprese che vedono il Piccolo Mugnaio Bianco ancora
una volta umiliato, alla faccia dell'ipocrita toponomastica della "Valle Felice".

Per combattere lo strapotere mediatico (che fu) della malvagia Clementina -che ERA indubbiamente malvagia e senza cuore, come ricorderà chiunque abbia vissuto con dolore le tragiche storie che vedevano il Piccolo Mugnaio impegnato a farsi ignorare, umiliare e picchiare senza orgoglio dalla suddetta ragazzotta, oggi intendo intasare il blog con una gnoseologia applicata alla creazione di buone porcherie.
Ecco a voi la ricetta, step by step, facile & veloce, della TORTA DI CAROTE! Così semplice che è alla portata anche di un uomo, o se non state attenti anche di due gatti (come testimoniato dalla sequenza fotografica).

venerdì 26 agosto 2011

The wicked witch of the west

"♪ We're off to see the wizaaard, the wonderfulll wizaaard of Ooooz...♫"


Et voilà, terzo post. Ora ne mancano novantasette.
Terzo post, e primo capitolo del Cineturgatto!
Comincio con uno dei miei film preferiti da sempre.
La storia del mago di Oz è nota ai più, anche grazie al film (del 1939, su libro scritto nel 1900 da Frank Baum) che ci racconta in sostanza le vacanze last minute di Dorothy -una ragazzina del Kansas- nel regno di Oz, nel quale si distingue per una serie di svariate imprese tra cui si annoverano: ruolo attivo nella distruzione della casa paterna, parcheggio abusivo in centro storico della Città  dei Munchkin, deposito di rifiuti ingombranti in area urbana, furto di scarpette rosse, streghicidio seriale, cleptomania, furto con scasso, lesioni personali e per finire rovesciamento del potere consolidato dal Mago di Oz -che scopriamo essere invischiato a sua volta in affari poco leciti e autore di ripetute truffe ai danni dei contribuenti, e che viene infatti costretto dopo arrivo della pestifera bimba a levare definitivamente le tende.
Curiosamente la morale del film ci suggerisce che Dorothy, anzi che essere trascinata in tribunale per queste sue bravate ai limiti della legalità, viene addirittura premiata e spalleggiata nei suoi crimini da un'altra potente donna influente negli affari di Stato: Glinda -la sedicente Strega Buona del Nord- che trama evidentemente per esiliare il capo del governo in carica (il Mago di Oz, appunto) e intravede nella spietata immigrata un efficace strumento per la realizzazione del suo disegno: disfarsi in un colpo solo del governo in carica e dell'opposizione (rappresentata dalla malvagia Strega dell'Ovest)

giovedì 25 agosto 2011

Excuse you know if I would

Lo ammetto, il mio inglese è arrugginito. E dico arrugginito per essere pietoso e comprensivo verso me stesso.
Come succede a molti, finché si tratta di comprendere il senso di una frase su internet la cosa è vagamente ok, ma quando si tratta di mettere in croce due sostantivi e un verbo, e poi magari anche pronunciarli, la questione cambia.
D'altra parte l'ultima conversazione articolata di senso compiuto che ho avuto in lingua anglosassone (oltre a "..Schiùsmi, chu ticchetss fordebàs, plìz, denghiù") è stata all'esame di maturità, quindi è chiaro che un MINIMO di difficoltà nel montare una frase che abbia dignità di se stessa c'é.

Per fortuna di tutti noi, mr.Google se n'è uscito qualche tempo fa con la storia del Google Translate, che permette ai suoi adepti di comprendere aggratis abilmente tra una, boh, ventina di lingue diverse, traducendo istantaneamente anche intere pagine web e permettendo di comprendere con un minimo di abilità e intuizione anche in pagine scritte in arabo, swahili, persiano e urdu! *_*
Questo, chiaramente, in teoria. Perchè poi succede che un link ti rimanda a un sito russo, e tu con una fiducia incondizionata nell'onniscienza del Translator e sul tuo sesto senso clicchi su link che, per l'integrità psicofisica del PC, sarebbe stato meglio non tentare.

Ma ci sono insidie anche peggiori, come vado a dimostrare con questa testimonianza d'eccezione scattata in un bar veneziano di grande affluenza (e, confesso, per pura ripicca, visto che nel momento del bisogno mi è stata negata la carta igienica):


Cliccare per ingrandire, plìz, denghiù

Incipit




...Ecco, probabilmente no: non c'era proprio il bisogno di intasare la rete con un altro blog, ne parto già pienamente consapevole. Però d'altra parte arriva un momento nella vita  (per non dire: nella giornata di oggi) in cui uno si sente invischiato in una trita noiosa routine e prova un impellente bisogno di sperimentare novità.
La prima che mi è venuta in mente è questa.  Un blog. Poteva andare peggio, tutto sommato.
Chiaramente sorge spontanea LA domanda: già non perdo abbastanza tempo con Facebook?
Altrettanto spontanea la risposta: SI',ovviamente.
Ma pensandoci un attimo là i commenti sono brevi, lapidari. Mancano di adeguata introspezione. Qui invece, immagino, uno si può lasciar andare all'introspezione, e intasare alla grande.
Il che, chiaramente, non è necessariamente un bene. ANZI.