giovedì 1 settembre 2011

Io non sooo parlaaar d'amoreee (...eoraaa sta'sittooo...)




"Io non so parlar d'amore" cantava Celentano nel 1999, e se lo dice lui mi fido; vorrei solo aggiungere che, probabilmente, non è l'unico.
La sega mentale di oggi disquisisce sulle canzoni d'amore. O roba del genere. Andremo un po’ sul melodrammatico quindi.. vi avverto in anticipo.

maneggiare con cautela, contiene messaggi subliminali di stampo masochista

Le canzoni d’amore sono perfette per generare seghe mentali. Anzi, probabilmente sono fatte apposta. Dove c’è una canzone d’amore, c’è quasi sempre una sega mentale applicata.
La situazione-tipo è quella del (la) cantante, normalmente angosciata e insonne che fa “chilometri nel letto” (Giorno Nero, di Simona d’Alessio) ad arrovellarsi se il suo amato la pensa, la sogna, la tradisce. Di solito sì. A quale delle tre possibilità sta a voi, in quanto ascoltatori, deciderlo.
Stavo ascoltando prima "Piccolo uomo" di Mia Martini cantata da Nathalie; molto bella come canzone e ottima interpretazione, ma ascoltando con più attenzione il testo mi sono scoperto vagamente perplesso.
La si può catalogare sicuramente come una canzone d'amore, ma c'è qualcosa che mi stride tra quello che la cantante afferma e il concetto di "amore". O perlomeno, visto che ognuno ha il suo concetto, un concetto di “amore”.


Che giorno triste questo mio
Se oggi tu ti liberi di me
Di me che sono tanto fragile
E senza te mi perdero’
Piccolo uomo non mandarmi via
Io piccola donna morirei


Vabbè, il primo commento che viene è che magari non brilla di originalità, ma non c'è niente di così strano; anzi siamo in pieno cliché: lui evidentemente medita di lasciarla (ma sarà veramente così o sarà una sega mentale della cantante?) e lei si dispera, si strappa i capelli, già si vede sola e abbandonata, fragile, persa, anzi già agonizzante in fin di vita. Che insomma, c’è da chiedersi se lui effettivamente abbia dei buoni motivi per liberarsi di lei, una simile piattola.
La strofa successiva peggiora le cose. Lei, vedendo il suo uomo un po' ombroso, che non le parla (e magari sta solo pensando ai cavoli suoi, o alla partita, o semplicemente c’ha le balle girate per il lavoro…vai a sapere) lei va in panico: si mette a implorare, supplichevole:

E… tu non mi parli piu’ cos’hai
Certo se fossi al posto tuo
Io so’ gia che cosa mi direi
Da sola mi farei un rimprovero
E dopo mi perdonerei 

Insomma: ti prego perdonami, sono stata stupida, non posso vivere senza di te.
Tutto normale? In effetti sono concetti triti e ritriti. Anche troppo. Lei è piagnona al punto giusto, ma è una canzone d’amore, quindi ci si aspetta che la cantante strisci per terra verso il suo spietato uomo scivolando sulle sue stesse lacrime, come una lumaca sulla sua bava.

Prima di andare avanti vediamo anche un pezzo di un'altra delle mie canzoni pacchiane preferite: Giulia, di Gianni Togni. Giusto l'inizio. Ho messo in grassetto le parti che mi sembrano più rivelatrici di questo pathos amoroso vagamente perverso.


Giulia, oh mia cara
ti prego salvami tu, tu che sei l’unica
mio amore, non lasciarmi da solo in questa notte gelida
per favore, non vedi dentro i miei occhi
la tristezza che mi fulmina
non scherzare, sto in mare aperto e mi perdo
e tu sei la mia ancora
ti prego sali in macchina
come faccio a respirare
cosa faccio di me, senza te
Giulia, oh mia cara
non riesco a mangiare
non dormo ormai da un secolo
, non mi credi
senti la mia voce è con questa che ti supplico tu che sei il mio angelo
non lasciarmi in mano agli avvoltoi
fai quel che vuoi ma dammi il tuo amore 
... e di male in peggio:
Ho soltanto un cuore e te lo do
non dirmi no, o mi sparerò, hò, ho!
ho una vita sola prendila
buttala via
in un fosso o dove vuoi
anche all’inferno io ti adorerei tu mettimi alla prova e vedrai
[...]come faccio a camminare
cosa faccio di me senza il tuo amore  [...] 
chino ai tuoi piedi sempre mi vedrai
di amarti non mi stancherò mai
  



Neanche Ivana Spagna va leggera sull'argomento, quando volendo a tutti i costi essere "indivisibile" dal suo amore piagnucola rotolandosi nella più becera gelosia paranoide:


...Dov'eri? quando io ti cercavo dov'eri?
Quando il tuo nome chiamavo e il tuo amore imploravo dov'eri?
Quando piangevo dov'eri? Quando io ti cercavo dov'eri?
Quando la notte impazzivo; in ginocchio per te,
Con chi eri? quando quasi morivo...

Roba che uno torna a casa dal lavoro, stanco dopo aver fatto gli straordinari in ufficio, e non fa neanche tempo a togliersi la cravatta che si trova davanti 'sta tizia che comincia con la solfa "ma insomma caro dove sei finito potevi almeno chiamarmi una telefonata no eh tanto io sono qui a fare i tuoi porci comodi eh caro e di chi è questo capello rosso eh caro e di chi è questo numero nell'agenda eh sarà mica della tua nuova segretaria eh la stagista  in carriera eh brutto maiale porco e io che ti ho cercato tutto il giorno e ho pianto e ho chiamato  e ho implorato il tuo nome e in ginocchio per te la notte impazzivo quando quasi morivo e tu porco maiale farabutto con chi eri quando io ti cercavo dov'eri altro che stanco altro che straordinari vieni un po' qua che ti spacco la faccia"



 E Whitney Houston? Pure lei negli anni ’90 pregava piena di pathos il suo amore di non andarsene, perché non le restava niente senza di lui:

 
...Don't walk away from me...
I have nothing, nothing, nothing
If I don't have you, you, you, you, you, you... ooohhh


Che poi deve aver cambiato idea, visto che parlando di suo marito Bobby Brown ha precisato:
"No, non mi ha mai picchiata. Io l'ho picchiato".
Manesca, la signora. Il Bodyguard magari serviva a lui.

* * *
Allora. Sono proprio normalissimi testi del genere? Oltre –chiaramente- al "O mi sparerò, hò, hò!" che è sufficientemente agghicciante già preso così, fuori dal contesto.
Cioè intendo: uno ascolta queste vicende in cui l’amato/a propone di restare amici (non perché non la/o ama più, ma perché la/o ama troppo e non vuole ferirla, si intende. O ha paura di innamorarsi. O qualcosa del genere. Resta comunque un due di picche.) e lo cataloga come “storia d’amore”.  


Anzi come una storia d’amore particolarmente riuscita. Del tipo che finiscono depressi, in bilico tra la vita e la morte (Mia Martini), o con probabili problemi di droga (Whitney), a schiaffeggiare il marito (Whitney), insonni e con un proiettile in bocca (Togni), o in casi particolari in balia di stormi di avvoltoi famelici (sempre Togni).
Nel migliore dei casi, quello che fa più scalpore, i due piccioncini sono talmente rintronati da spedirsi insieme all’altro mondo (Romeo e Giulietta); le canzoni d’amore su questo argomento sono ovviamente poche visto che, crepando entrambi, non c’è nessuno che possa cantare le proprie pene di cuore.

* * *

Secondo alcuni studiosi che hanno lavorato a lungo su questo fenomeno perché non avevano di meglio da fare (e anche perché stare stravaccati in divano ad ascoltare canzoni tutto il giorno, e spacciarlo per lavorare, mi sembra un’idea geniale) il messaggio che passa contiene delle minacciose componenti subliminali, che minano l’autostima del teenager che ascolta la canzone e fanno passare il messaggio che il loro valore, la stima che hanno di loro stessi, è subordinata al concetto che l’oggetto amato ha di loro.
Ovvero: se il partner minaccia di "dire no", ovvero negare il suo amore a chi sta cantando, questi va in tilt. Va in crisi. La sua identità si frantuma. La sua vita perde di significato. Minaccia di uccidersi. Di spararsi. Di farsi inseguire dagli avvoltoi. Vaga in un limbo di disperazione, perde ogni fiducia in sé ed è disposto a fare qualunque cosa perché l'altro/a lo ami, lo accetti, lo perdoni, svendendo la propria dignità; tra cui possiamo vedere:
  • chinarsi sempre ai suoi piedi pur di ottenere l’indulto (uomo-zerbino).
  • adorarlo/a incondizionatamente, anche se l'altro/a butta la vita dell'altro in un fosso o,al limite, all'inferno.
  • essere disposti a lasciarlo/a fare "tutto quel che vuole" purché gli dia amore (…stima, meno).
  • supplicare.
  • inappetenza e insonnia. 
  • non respirare. Crisi d'asma.
  • cercare il rimprovero al fine di essere poi perdonati.
  • in caso estremo, morte violenta a mezzo d'arma da fuoco. Ma solo Togni. E poi bisogna vedere perché tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare. Ci accontentavamo anche di un ritiro dalla scena.
Sempre Mia Martini, che deve avere avuto parecchie storie d'amore sofferte travagliate e forse le conveniva chiudersi in convento piuttosto che passare una vita di dolore e poi intasare dischi su dischi con le sue disperate traversie, cantava in "Minuetto" 

E' un'incognita ogni sera mia...
Un'attesa, pari a un'agonia. Troppe volte vorrei dirti: no!
E poi ti vedo e tanta forza non ce l'ho!
Troppo cara la felicità per la mia ingenuità.
Continuo ad aspettarti nelle sere per elemosinare amore...

In due parole, quello che viene contrabbandato come “amore” e “passione” non è altro che dipendenza emotiva, sudditanza psicologica, ma il messaggio viene talmente ripetuto e ripetuto e ripetuto e ripetuto e ripetuto che il pubblico non nota la cosa e accetta a cuor leggero un testo che propone uno svilimento della propria identità. Un consegnare la propria vita nelle mani di un altro. E poi tutti a intasare le bacheche di Facebook con link strappalacrime. E ad essere infamati anche per questo dalle persone che ne hanno le balle piene, buttandoli ancora più giù.


Ora, è anche vero che le storie d'amore normali sono piene di alti e bassi, la gente è insicura, tutti hanno il bisogno di sentirsi amati e accettati e quindi i musicisti debbano cavalcare l'onda dello strazio emotivo per vendere i dischi (o far scaricare gli Mp3 dai peer to peer, non mi è chiaro); è vero che amare una persona significa metterla al centro del proprio universo e quindi darle un’importanza assoluta rispetto a quasi tutto il resto; ma riproponendo ossessivamente il modello di comportamento per cui una persona che ama veramente mette tutta la stima di sé nelle mani di un altro, significa dipendere emotivamente da quella persona.
Significa che la propria autostima, il proprio valore, è subordinato alla concezione che ne ha un’altra, quando dovrebbero essere separate. Certo che una canzone che dice “Amore mi vuoi lasciare, ma tanto io sono una ragazza matura che sta bene con me stessa e quindi bò, fa come ti pare, tanti saluti e già che ci sei lasciami il tuo spazzolino da denti che devo pulire tra le piastrelle del bagno” non è che trasmetta molto sentimento. Oggettivamente fossi un produttore gliela boccerei.



Altri studiosi, sempre rigorosamente stravaccati sul divano ad ascoltare mp3 lagnosi, avanzano anche l’ipotesi che questo rapporto -che pure è molto comune- non sia sano, ma morboso. Che sia una sorta di vampirismo emotivo, un rapporto di dipendenza del tipo bambino-genitore, in cui il piccolo non si sente autosufficiente e per cavarsela ha il disperato bisogno che il genitore lo ami, lo accetti incondizionatamente, lo protegga. Che per "andare avanti", abbia bisogno dell'approvazione, del sostegno, della totale dedizione di un altro, proprio come un bambino. Che non sia insomma un amore adulto, uno scambio di sentimenti e di emozioni, ma solo domanda e fame d'affetto, insomma: regressione.

A difesa di questi signori bisogna ammettere che è vero che si sente comunemente dire "Sai, mi ha mollato. Non valgo nulla. Sono una merda". Il che può essere tradotto in termini tecnici e poco poetici con: la persona in cui avevo posto fiducia e stima di me mi ha negato la sua accettazione; quindi io non ho stima di me (nella mia totalità) e valgo zero. Mi devo umiliare, supplicare, chinarmi ai suoi piedi per avere la conferma che valgo qualcosa e sentirmi in pace con me stesso.
Finché poi uno giustamente si stufa di sentirsi male, vede che la vita va avanti lo stesso, riguadagna un minimo di fiducia e allora per darsi un tono e autoconvincersi passa all'estremo opposto, quello di sbandierare la ritrovata energia interiore, il non aver più bisogno di lei/lui che ha fatto soffrire, lo spiegare le ali libere, l’cresciuto ed essere più forte di ieri, il non essere più intralciato dalla propria solitudine. 
Oltre ad intasare DI NUOVO Facebook con altri link in cui dice “fanculo tutti, non mi puoi ferire, sono una superdonna hahahaha” e roba simile.

Che con un costumino nero, una sedia, e degli atteggiamenti ammiccanti diventa: 




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